Riserva Naturale Monti Navegna e Cervia

La Riserva Naturale Regionale dei Monti Navegna e Cervia, situata nella provincia di Rieti, si estende per circa 3.600 ettari all’interno dei bacini idrografici del fiumi Salto e Turano, interessando il territorio di ben 9 Comuni: Ascrea, Castel di Tora, Collalto Sabino, Collegiove, Marcetelli, Nespolo, Paganico Sabino, Rocca Sinibalda e Varco Sabino. La Riserva Naturale si caratterizza per la presenza di paesaggi eterogenei, frutto delle peculiarità climatiche, geomorfologiche e vegetazionali, ma anche della presenza dell’uomo.

Ci sono i boschi montani e submontani (le faggete e i querceti misti), i pascoli cespugliati che si stanno trasformando in giovani boschi, le praterie secondarie sulle sommità dei monti, i castagneti da frutto (con individui plurisecolari), le pareti carbonatiche che fanno da cornice ad alcuni torrenti, per finire con il “paesaggio delle dighe” originato dalla costruzione, sul finire degli anni ’30, dei bacini idrici artificiali del Salto e del Turano. La caratteristica saliente di questa Riserva è però il basso livello di antropizzazione del territorio, unito all’ampia diffusione dei boschi: oltre il 70 % della sua superficie è infatti ricoperto da formazioni forestali. L’area protetta comprende a nord i rilievi del Monte Navegna (1508 metri s.l.m.) e del Monte Filone e a sud, separato dal Fosso dell’Obito, si staglia il Monte Cervia (1438 metri s.l.m.) un’estesa dorsale montuosa che viene interrotta dalle profonde gole del Fosso di Riancoli.

A sud di questa valle è situato il Monte San Giovanni. Il settore sud orientale della Riserva, separato dalla precedente zona, è costituito dai rilievi che circondano il paese di Nespolo e che costituiscono il confine regionale con l’Abruzzo. Il clima è temperato con temperature medie annue comprese tra i 9 e i 12 °C – con un freddo piuttosto intenso nei mesi invernali. Essendo la temperatura funzione del gradiente altitudinale, nelle zone sommitali dei due principali massicci montuosi le temperature medie annuali sono comprese tra 7,5 e 8,7 °C. L’andamento delle precipitazioni è a regime appenninico, con un massimo autunnale in novembre ed un minimo estivo concentrato in luglio-agosto.

GEOMORFOLOGIA

Il territorio della Riserva può essere suddiviso in base alle caratteristiche geomorfologiche, in tre settori principali: il settore montano e submontano, il settore collinare-pedemontano e il fondovalle. Il settore montano e submontano è caratterizzato dalla presenza in affioramento di rocce calcareo-marnose. Queste rocce costituiscono l’ossatura della dorsale Cervia – Navegna, e si sono formate in un ambiente marino non troppo profondo, in un periodo risalente al Cretacico superiore – Miocene medio (66 – 13 milioni di anni fa). Il settore collinare a ridosso della dorsale montuosa, nella sua parte nord – orientale, scende gradatamente verso la valle del Salto e presenta un’alternanza di arenarie e marne, nota con il termine di “flysch” – risalenti al Miocene superiore (13 – 6 milioni di anni fa).

Il settore collinare sud – occidentale, a ridosso del fiume Turano, è caratterizzato da brecce, conglomerati, ghiaie e sabbie, di origine plio-pleistocenica (5 – 1,6 milioni di anni fa). Infine nei settori di fondovalle si trovano litologie alluvionali e detritiche recenti, la cui genesi è legata alla presenza dei principali corsi d’acqua. Tutta l’area è interessata da numerosi torrenti e corsi d’acqua; particolarmente interessanti per gli aspetti geomorfologici e paesaggistici, sono le due valli ad orientamento trasversale rispetto alle dorsali montuose, la valle dell’Obito e del fosso di Riancoli: si tratta in alcuni tratti di vere e proprie forre delimitate da imponenti pareti rocciose carbonatiche. Nell’area protetta, data la natura carbonatica delle litologie, si trovano anche forme di carsismo ipogeo come pozzi carsici e grotte.

VEGETAZIONE

Il territorio della Riserva può essere suddiviso in base alle caratteristiche geomorfologiche, in tre settori principali: il settore montano e submontano, il settore collinare-pedemontano e il fondovalle. Il settore montano e submontano è caratterizzato dalla presenza in affioramento di rocce calcareo-marnose. Queste rocce costituiscono l’ossatura della dorsale Cervia – Navegna, e si sono formate in un ambiente marino non troppo profondo, in un periodo risalente al Cretacico superiore – Miocene medio (66 – 13 milioni di anni fa). Il settore collinare a ridosso della dorsale montuosa, nella sua parte nord – orientale, scende gradatamente verso la valle del Salto e presenta un’alternanza di arenarie e marne, nota con il termine di “flysch” – risalenti al Miocene superiore (13 – 6 milioni di anni fa).

Il settore collinare sud – occidentale, a ridosso del fiume Turano, è caratterizzato da brecce, conglomerati, ghiaie e sabbie, di origine plio-pleistocenica (5 – 1,6 milioni di anni fa). Infine nei settori di fondovalle si trovano litologie alluvionali e detritiche recenti, la cui genesi è legata alla presenza dei principali corsi d’acqua. Tutta l’area è interessata da numerosi torrenti e corsi d’acqua; particolarmente interessanti per gli aspetti geomorfologici e paesaggistici, sono le due valli ad orientamento trasversale rispetto alle dorsali montuose, la valle dell’Obito e del fosso di Riancoli: si tratta in alcuni tratti di vere e proprie forre delimitate da imponenti pareti rocciose carbonatiche. Nell’area protetta, data la natura carbonatica delle litologie, si trovano anche forme di carsismo ipogeo come pozzi carsici e grotte.

FAUNA

Il paesaggio vegetale della Riserva Naturale non si discosta dalla vegetazione centro appenninica e data la morfologia dei rilievi, è prevalentemente rappresentato da boschi montani e submontani. Ad altitudini comprese tra 1000 e i 1500 metri s.l.m. troviamo le faggete che ricoprono i versanti nord orientali dei monti Navegna e Cervia. Tra queste fitocenosi vi sono boschi di grande bellezza e valore naturalistico. Nel versante nord orientale del Cervia al faggio (Fagus sylvatica) si associa l’agrifoglio (Ilex aquifolium) che forma uno strato arbustivo avente discreta copertura; questa fitocenosi, in virtù della sua distribuzione in ambito europeo e per la generale rarefazione, viene considerata un habitat di prioritaria importanza per la comunità Europea (ex Direttiva 92/43/CEE): faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex. Altri boschi ben rappresentati nella Riserva sono le cerrete e i boschi misti a prevalenza di carpino nero (Ostrya carpinifolia).

La cerreta costituisce la tipologia forestale maggiormente diffusa in questo territorio, occupando il settore orientale e settentrionale della dorsale Navegna-Filone-Cervia, immediatamente al di sotto del faggio. Anche tra questi boschi sono presenti alcune cerrete di alto fusto, di notevole valore naturalistico. In alcune stazioni più fresche e umide, al cerro (Quercus cerris) dominante si accompagnano faggio, carpino bianco (Carpinus betulus) e acero di monte (Acer pseudoplatanus), mentre in condizioni più termofile si associano il carpino nero e la roverella (Quercus pubescens). I boschi di carpino nero si sviluppano sui versanti acclivi dei rilievi (dai 500 metri s.l.m. fino ai 1200), laddove l’esposizione alla radiazione solare è più intensa. Nelle stazioni meno elevate e con esposizione meridionale, aumentano le specie termofile ed il carpino nero viene affiancato e sostituito dalla roverella. Sono inoltre presenti estesi castagneti da frutto (Castanea sativa) coltivati da tempi antichissimi, con esemplari che raggiungono in alcune aree dimensioni notevoli e sono ormai parte integrante del paesaggio della zona.

Lungo gli alvei e presso le sponde dei fiumi (e dei laghi) del Turano e del Salto sono presenti dei boschi di salice comune (Salix alba) e pioppo bianco (Populus alba), mentre nei torrenti con portata ridotta o assente durante l’estate, la vegetazione ripariale è costituita da boscaglie con prevalenza di salice rosso (Salix purpurea). Nella sommità dei rilievi calcarei troviamo delle praterie aride, costituite da un numero molto elevato di specie erbacee, tra cui specie endemiche dell’Appennino o specie alquanto rare nel Lazio. La presenza in questi prati, di numerose specie di orchidee, identifica l’habitat di prioritaria importanza (ex Direttiva 92/43/CEE) delle formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo.

UCCELLI

Iniziando dagli uccelli diverse sono le specie variamente legate agli ambienti forestali, dal Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), il Picchio verde (Picus viridis), il Picchio muratore (Sitta europaea), la Tordela (Turdus viscivorus), la Ghiandaia (Garrulus glandarius), il Rampichino comune (Certhia brachydactyla), il Luì piccolo (Phylloscopus collybita), e la Cincia bigia (Poecile palustris). Gli ambienti rupestri che caratterizzano i versanti dei due principali massicci montuosi, sono senz’altro un habitat di rilievo per parecchie specie di uccelli, tra queste ricordiamo l’Aquila reale (Aquila chrysaetos), il Falco pellegrino (Falco peregrinus), il Corvo imperiale (Corvus corax) e il raro Picchio muraiolo (Trichodroma muraria). Tra le specie legate agli ambienti aperti come arbusteti, praterie o le aree agricole estensive, segnaliamo la Tottavilla (Lullula arborea), il Calandro (Anthus campestris), l’Averla piccola (Lanius collurio), il Culbianco (Oenanthe oenanthe).

Nei torrenti con substrato a massi e ciottoli, caratterizzati da un’elevata naturalità e qualità ecologica, vive il Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus). Tra i rapaci sono presenti lo Sparviere (Accipiter nisus), il Biancone (Circaetus gallicus), il Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), la Poiana (Buteo buteo) ed il Gheppio (Falco tinnunculus). Tra i rapaci notturni il più diffuso è certamente l’Allocco (Strix aluco), seguito dalla Civetta (Athene noctua) e dal Barbagianni (Tyto alba). I laghi del Salto e del Turano, pur essendo bacini artificiali, caratterizzati perciò da frequenti variazioni di livello dell’acqua e da rive piuttosto ripide, sono comunque frequentati da uccelli (soprattutto piscivori) nei mesi invernali. Tra le specie svernanti segnaliamo lo Svasso maggiore (Podiceps cristatus), il Cormorano (Phalacrocorax carbo), il Gabbiano reale (Larus michahellis) e in misura minore il Germano reale (Anas platyrhyncos) e l’Airone cenerino (Ardea cinerea).

MAMMIFERI

Tra i mammiferi la specie che probabilmente suscita maggiore interesse ed emozione nell’uomo è il Lupo (Canis lupus), presenza stabile nel territorio protetto e nelle zone circostanti. Il Cinghiale (Sus scrofa) è certamente l’ungulato con le popolazioni più numerose ed è anche la tipica preda del Lupo. Negli ultimi anni sono aumentati gli avvistamenti e le segnalazioni del Capriolo (Capreolus capreolus), mentre il Cervo (Cervus elaphus) risulta accidentale. Passando ai roditori sono presenti lo Scoiattolo (Sciurus vulgaris), il Moscardino (Muscardinus avellanarius), il Ghiro (Glis glis), il Topo quercino (Eliomys quercinus), il Topo selvatico (Apodemus sylvaticus) e il più grande Istrice (Hystrix cristatus). Gli ambienti prativi sono abitati dalla Lepre europea (Lepus europaeus). I chirotteri sono stato oggetto di un recente studio, che in un solo anno di monitoraggio ha rilevato la presenza di ben 14 diverse specie di pipistrelli; tra queste segnaliamo per importanza e rarità il Barbastello (Barbastella barbastellus), la Nottola di Leisler (Nyctalus leisleri) e il Vespertilio mustacchino (Myotis mystacinus), tutte specie legate agli ambienti forestali mentre il Rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros) e il Vespertilio di Capaccini (Myotis capaccinii), sono considerate specie ad altissimo rischio di estinzione in Italia. Grazie ad un’indagine condotta sui piccoli carnivori sappiamo che gli ambienti (soprattutto forestali) della Riserva sono abitati da Martore (Martes martes), Faine (Martes foina), Puzzole (Mustela putorius), Tassi (Meles meles) e ovviamente Volpi (Vulpes vulpes).

ANFIBI E RETTILI

Gli anfibi e i rettili sono ben conosciuti poiché la Riserva, con la collaborazione dell’Università degli Studi Roma Tre, ha condotto delle ricerche durate diversi anni che hanno portato alla realizzazione di interventi gestionali specificatamente rivolti alla salvaguardia di specie di anfibi minacciate. Tra gli anfibi sono presenti anche specie esclusive della catena Appenninica (endemismi) come la Salamandrina di Savi (Salamandrina perspicillata), la Rana appenninica (Rana italica) e l’Ululone appenninico (Bombina pachypus), quest’ultimo in forte rarefazione in tutto il territorio nazionale. Tra i rettili segnaliamo il Colubro liscio (Coronella austriaca) e la Testuggine palustre europea (Emys orbicularis), entrambe specie vulnerabili a livello regionale e tutelate dalla direttiva europea habitat (92/43/CEE).

PESCI

Nei corsi d’acqua, appartenenti ai bacini idrici del Turano e del Salto, sono presenti la Trota fario (Salmo (trutta) trutta), il Vairone (Leuciscus souffia muticellus), la Rovella (Rutilus rubilio), il Cavedano (Leuciscus cephalus), il Ghiozzo di ruscello (Gobius nigricans), l’Anguilla (Anguilla anguilla), il Barbo tiberino (Barbus tyberinus). Parecchie specie ittiche popolano i laghi del Salto e del Turano, tra queste vi sono la Carpa (Cyprinus carpio), la Tinca (Tinca tinca), l’Alborella (Alburnus alburnus alborella), il Rutilo (Rutilus rutilus), il Persico reale (Perca fluviatilis), il Persico sole (Lepomis gibbosus), il Coregone (Coregonus lavaretus), il Luccio (Esox lucius), l’Anguilla (Anguilla anguilla) e il Pesce gatto (Ictalurus melas).

INVERTEBRATI

Tra gli invertebrati, ancora scarsamente studiati, si segnalano alcune specie che sono tutelate dalla comunità europea (Direttiva 92/43/CEE) come la Falena dell’edera (Callimorpha quadripunctaria) e tra i coleotteri due specie appartenenti alla famiglia dei cerambicidi, che sono legate agli ambienti forestali maturi: la Rosalia delle Alpi (Rosalia alpina) e il Cerambice delle querce (Cerambyx cerdo). Infine nei piccoli corsi d’acqua vive il raro Gambero di fiume (Austropotamobius pallipes), sempre più difficile da incontrare in seguito al peggioramento della qualità delle acque e alla competizione con i gamberi introdotti (gambero americano, gambero turco e gambero rosso della Louisiana).

2022-08-24T15:11:01+00:0027 Settembre 2021|

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