La Piana Reatina è una valle dell’Italia Centrale che si allunga da Nord-Ovest a Sud-Est parallelamente ai monti dell’Appennino abruzzese. È il centro della regione storica italica della Sabina e una parte importante della provincia di Rieti. È delimitata ad Ovest dai Monti Sabini, ad Est dai Monti Reatini, a Nord dalla Valnerina e dalla Conca Ternana e a Sud dall’Alta Valle del Salto e del Turano. È percorsa per tutta la sua lunghezza dal Fiume Velino.
La pianura reatina si estende per circa 90 kmq ad un’altitudine tra i 370 e i 380 metri s.l.m., è lunga 14 km e larga mediamente 7 km. All’interno della Piana si trovano i Colli di Montecchio (481 metri s.l.m.), Colle Terria (404 metri s.l.m.), Colle San Pastore (412 metri s.l.m.) e Montisola (428 metri s.l.m.), allineati in direzione Nord-Sud. A Sud-Est della valle, su una piccola altura (circa 400 metri s.l.m.), si trova la città di Rieti, capoluogo dell’omonima provincia.
Storia
In epoca preistorica la conca reatina era interamente occupata da un grande lago generato dal Fiume Velino. Infatti le acque del Velino, ricco di carbonato di calcio derivante dalle attività vulcaniche presenti nell’era quaternaria nelle zone in cui il fiume scorreva, cominciarono a sedimentare calcare, che si andò a raccogliere in particolare nel punto di confluenza tra il fiume Velino ed il Fiume Nera, creando un notevole dislivello fra l’altopiano reatino e quello ternano, che in origine si trovavano sullo stesso piano. Questi sedimenti crearono dapprima un forte dislivello fra i due altopiani e poi un vero e proprio sbarramento di roccia calcarea, che ostruirono il passaggio alle acque del Velino che quindi allagarono l’intera valle reatina creando appunto un lago che fu chiamato dai Romani Lacus Velinus.
Il lago subì nel corso dei secoli innalzamenti ed arretramenti della sua altezza che determinarono il formarsi di ampie zone paludose che favorirono lo sviluppo di epidemia di malaria rendendo assai poco salubre la zona.
Successivamente alla conquista romana della Sabina, avvenuta intorno al 290 a.C. ad opera del console Manlio Curio Dentato, si procedette ad una prima opera di bonifica del territorio realizzando nel 271 a.C. la Cava Curiana, cioè un canale artificiale che tagliava lo sbarramento di roccia calcarea presso la località che fu denominata Marmore, consentendo alle acque del Velino di confluire nella Nera.
La Cava Curiana, un’opera notevole per i tempi in cui fu realizzata, risolse solo per qualche secolo il problema, in quanto il perdurare del processo di sedimentazione calcarea, determinava una crescente ostruzione al passaggio delle acque del Velino nella Nera. Si dovette arrivare al 1547 sotto il pontificato di Papa Paolo III per assistere ad un nuovo tentativo di bonifica. L’opera, che fu chiamata Cava Paolina, non si rivelò efficace. Pertanto nel 1596, durante il pontificato di Papa Clemente VIII, venne realizzata una nuova cava, Cava Clementina, che finalmente riuscì a risolvere definitivamente il problema.
Queste opere, se da un lato impedirono il formarsi di un lago e delle relative zone paludose, non poterono nulla contro i periodici allagamenti della valle reatina, dovuti in gran parte alla enorme massa d’acqua raccolta dal Velino durante il suo corso. Questo problema venne definitivamente risolto nei primi anni del XX secolo, con la costruzione di due dighe sui principali affluenti del Velino, il Salto ed il Turano, che consentirono la regolamentazione del flusso delle acque provenienti dai rispettivi bacini idrografici.
Laghi
Nella parte nord si trovano alcuni specchi d’acqua minori, residui dell’antico Lacus Velinus: il lago di Piediluco, il Lago di Ventina, il Lago Lungo e il Lago di Ripasottile (gli ultimi due parte della Riserva parziale naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile).
Il territorio è assai ricco di acqua: appena fuori dall’abitato di Rieti si trovano le Fonti di Cottorella, che forniscono un’acqua oligominerale; nel limitrofo comune di Cittaducale si trovano le sorgenti del Peschiera, che con l’omonimo acquedotto forniscono molta dell’acqua necessaria a Roma (circa 550 milioni di metri cubi l’anno); a Cotilia si trovano delle importanti terme e sorgenti di acqua solfurea.
Nella parte settentrionale della valle si trovano le Sorgenti di Santa Susanna, con una portata di 5 m³/s, mentre 2 km ad est di Rieti, a quota 400 m s.l.m., si trovano le Sorgenti del Cantaro, che hanno una portata di circa 500 litri al secondo e sono probabilmente alimentate da una sorgente geologica posta a quota 450 m presso Vazia.
Agricoltura
La piana di Rieti era nota sin dall’antichità come pianura molto fertile e, dal prosciugamento del Lago Velino, l’agricoltura è sempre stata una delle attività economiche prevalenti del territorio. Coltivazioni storiche erano gli ortaggi, i cereali e il guado, che era utilizzato per tingere le stoffe di azzurro e fu molto diffuso dal XVI fino al XVIII secolo, quando fu soppiantato dall’indaco. Fino all’inizio del Novecento il corso del Velino era costellato di mulini per la lavorazione del grano e del guado.
Nella seconda metà dell’Ottocento nacque lo zuccherificio di Rieti, il primo in Italia, e l’industriale luganese Emilio Maraini, grazie all’appoggio dei proprietari terrieri Potenziani, introdusse la coltivazione della barbabietola da zucchero. Tratto dal Museo della Scienza del Grano Nazareno Strampelli.