Una voce d’oro della lirica dell’Ottocento è stata quella di Mattia Battistini, grande baritono dalla voce morbida e fluida, dal timbro quasi tenorile, d’una bellezza unica che sorprendeva per le sue finissime sfumature, per i famosi legati, per gli abbellimenti realizzati con chiarezza ed eleganza, per le note acute chiare e squillanti dello stesso colore del registro basso.
Questo baritono, dotato di eccezionali corde vocali, conosceva tutti i segreti per modularle: accentava, fraseggiava e impostava le note con maestria sorprendente.
Per cantare con dolcezza e soavità si serviva d’una deliziosa mezza voce, definita di velluto, che, però, era particolarmente estesa da arrivare sino al la sopra le righe del pentagramma.
Sapeva accompagnare il canto con l’azione, dimostrando d’essere anche un ottimo attore; possedeva un’insuperabile tecnica derivante da uno studio quotidiano che eseguì sino alla fine della sua lunga carriera, durata cinquant’anni!
Era un interprete che scendeva veramente nel cuore dei diversi personaggi interpretati sulla scena e sapeva rappresentarli sia psicologicamente sia nel loro aspetto fisico, studiandone a fondo l’incedere e l’abbigliamento, tanto da essere definito arbiter elegantiarum.
Per queste sue molteplici doti, Mattia fu un cantante unico, finora irrepetibile, che si esibì nei più grandi teatri d’Europa e dell’America Latina, suscitando entusiasmi, deliri, passioni negli spettatori italiani e stranieri d’ogni età e ceto sociale, riscuotendo apprezzamenti di critici d’ogni paese per cui i giornali riempirono innumerevoli pagine di cronaca dei suoi spettacoli.
Pochi artisti sono stati, come lui, insignititi, da imperatori e sovrani, delle più alte onorificenze per la sua arte sublime che esprimeva in un repertorio vastissimo, comprendente circa cento opere liriche dei più famosi musicisti italiani e stranieri, con alcuni dei quali ebbe la fortuna di lavorare insieme.
La sua carriera artistica ebbe inizio nel 1878 al Teatro Argentina di Roma, all’età di ventidue anni (era nato a Roma il 27 febbraio1856) e, fin dalla prima recita, fece parlare di sé tutti i giornali, sorprendendo i critici e il pubblico.
Il successo riportato gli aprì una strada interminabile di trionfi, prima nei teatri italiani, poi in quelli della Spagna, Francia, Inghilterra, Argentina, Brasile, Russia (vi cantò per circa 20 anni), Svizzera, Paesi Scandinavi, accolto ovunque festosamente come Re dei baritoni e baritono dei Re.
Nel 1927 fece l’ultimo giro concertistico perché era malato ma, ai medici che lo consigliavano di non sottoporsi ad ulteriore fatica, rispose: muoio ma canto.
Il 7 novembre 1928, infatti, l’ultimo Maestro del bel canto morì, in solitudine, avendo perduto, sei anni prima, sua moglie, la Nobildonna spagnola Dolores Figueroa y Solis.
Con lei, cui era legato da affetto e stima profonda, Mattia aveva condiviso, per circa quarant’anni, tutte le sue vicende di uomo e di artista, trovando in Dolores amore incondizionato, comprensione ed aiuto in ogni circostanza, particolarmente quando morì il loro unico figlio Rafael.
I due coniugi sono sepolti nella loro tomba di famiglia situata nella chiesina di S. Francesco di Collebaccaro di Contigliano (Rieti), proprio vicino a Villa Battistini, un ampio complesso di abitazioni, fatto costruire dal baritono ai primi del Novecento per abitarvi con la famiglia e riposarsi dopo le sue lunghe e faticose tournée artistiche.
La sua presenza in Villa ha consentito anche ai cittadini reatini di ascoltarlo spesso nel bel teatro Comunale di Rieti. Furono spettacoli indimenticabili per loro e per l’artista che fu fatto segno di imponenti manifestazioni d’affetto e di stima.
Battistini, uomo generoso e attento ai bisogni dei meno fortunati, fece molte elargizioni ed anche a Rieti vi sono testimonianze della sua munificenza al Convento di Fonte Colombo e all’Ospedale Civile, così pure a Contigliano e a Collebaccaro.
Tutti amarono in lui il valente artista e l’esemplare cittadino di cui, ancora oggi, si parla a Contigliano e a Rieti dove strade e monumenti lo ricordano ai posteri.
Il complesso di Villa Battistini è stato acquistato, nel 1980, dall’Amministrazione Provinciale di Rieti per trasformarlo in Museo Battistini ove conservare i suoi costumi di scena, donati al Comune di Contigliano, le onorificenze, la documentazione fotografica e giornalistica, gli spartiti musicali delle opere interpretate dall’artista ed altri cimeli, importante materiale per ricordare il periodo d’oro del cantante e della lirica.
Molti conoscono già la figura leggendaria di Mattia Battistini, altri potranno scoprirla ascoltando la sua voce portentosa attraverso i numerosi (per quell’epoca) dischi che il baritono, consapevole della sua arte, incise dal 1902 al 1925, per lasciare ai giovani un insegnamento.
In essi c’è tutta la sua scuola per questo molte case discografiche, inglesi, francesi, italiane ed americane li hanno riprodotti, usando tecniche di registrazione più moderne.
Questa preziosa antologia musicale, comprendente le più belle romanze da opere e varie melodie antiche, costituisce un documento importante per chi studia la lirica e testimonia la perfezione del bel canto di Battistini che ha segnato nella storia della musica un’epoca gloriosa.
A cura di Elsa Boscardini
Foto: Archivio di Stato di Rieti
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