Nel 1927, la Provincia di Rieti fu fondata con l’intento di realtà istituzionale, amministrativa, culturale così come, giusto un anno più tardi, con Regio Decreto del 12 maggio 1928, stemma e gonfalone fu blasonato di rosso, caricato delle lettere maiuscole SPQS con il motto TOTA SABINA CIVITAS, alternato da tre gruppi di anelli intrecciati d’oro. Il simbolo è trasparente ed augurale per la rinnovata unità: ma troppi sarebbero stati gli anelli destinati a diventare una effettiva concretezza una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue, di cor parafrasando l’Italia di Alessandro Manzoni.
Dal medioevo in avanti, non furono in verità soltanto i confini dello Stato della Chiesa e del Regno di Napoli, ricalcati in spiritualibus dalle diocesi e dalle abbazie.
Dal Cinquecento fino alla rivoluzione francese, non possiamo ricordare nell’apparato del Regno di Napoli la realtà degli Stati Farnesiani, in Terra di Lavoro, in Terra di Bari, in Abruzzo Citeriore, in Abruzzo Ulteriore I, in Abruzzo Ulteriore II. E proprio qua, a poche miglia dal confine dello Stato della Chiesa, nelle città e nei paesi dell’Abruzzo Ulteriore II, gli Stati Farnesiani contavano Borbona, Cantalice, Civita Ducata, Borghetto, Castel Sant’Angelo, Lugnano, Paterno, Pendenza, Leonessa, Montereale, Posta.
Nel 1539 gli Stati Farnesiani d’Abruzzo furono dall’imperatore Carlo V come feudo per la figlia naturale Margherita, andata in sposa in seconde nozze ad Ottavio Farnese dopo la morte di Alessandro de’ Medici.
Nata da un amore ancillare del giovane imperatore, Margherita era nata ad Oudenaarde nell’estate 1522 ed era stata educata a corte. Nel 1536 la giovane fu data in sposa ad Alessandro de’ Medici, nella politica della diplomazia e delle alleanze matrimoniali. Rimasta vedova pochi mesi dopo le nozze, Margherita fu destinata suo malgrado a sposare il tredicenne Ottavio, nipote del pontefice regnante Paolo III Farnese.
Dopo la nascita dei gemelli Alessandro e Carlo, nel 1549 Margherita d’Austria assunse per otto anni l’incarico di governare le Fiandre. Nel 1567 rientrò in Italia, stabilendosi a Piacenza fino al 1569 quando si stabilì definitivamente nel proprio feudo abruzzese dimorando a Campli, Penne, Leonessa, Cittaducale, Montereale, L’Aquila, Ortona dove sarebbe morta il 18 gennaio 1586.
A Cittaducale, Margherita d’Austria soggiornò fino al 1572 presso il Palazzo del Popolo, ristrutturato dall’architetto Jacopo Barozzi da Vignola.
Governatrice lungimirante e concreta nei bisogni e negli interessi del popolo, Margherita d’Austria intraprese una serie di attività, dall’alimentazione idrica alla sistemazione delle strade. Le attività industriali rimanevano di proprietà feudale, ma gli imprenditori potevano dare in locazione gli opifici.
Già nel 1569 Madama d’Austria aveva provveduto a Lugnano la costruzione delle gualchiere e dei mulini da grano a Borbona e a Lugnano.
Nel 1570 per la disponibilità di acque naturali a Canetra Margherita d’Austria promosse la costruzione di una cartiera: i maestri lombardi Lorenzo Bernardini da Lugano, Gaspare da Bellinzona e Cristoforo Bernardini da Pisa avrebbero impiantato gli edifici, il ternano Giovanni Allegro Tesei avrebbe fornito i macchinari per il compenso di 28 ducati di regno al mese. Gli operai avrebbero avuto la paga di 10 carlini al mese, dalla fine di marzo alla fine di ottobre. Il Comune di Cittaducale si impegnava a cedere alla Madama la gabella degli stracci, ricevendo in perpetuo ogni anno 10 ½ ducati papali in oro.
Ma nel 1571 gli imprenditori si rivolsero in subappalto a cinque altri capomastri di Bellinzona e l’edificio jam … inceptum et initiatum.
Così, Margherita d’Austria rivolse le sue aspettative alle cartiere di Vetoio, di Tempera, di Sulmona e di Celano. Resta, nelle parti di Canetra, un rudere in muratura a sperone che gli anziani chiamavano il muro della cartiera. A cura di Ileana Tozzi.