(In)Felice, è il titolo del nostro libro e il modo in cui abbiamo scritto questa parola è il motivo per il quale è nato il nostro progetto. Quando si è attraversati dall’infelicità ci si chiude in se stessi, come tra due parentesi tonde. L’esperienza della sofferenza può raramente aprire delle porte, ma se si hanno delle armi di prevenzione, esiste la speranza che sia il dolore ad essere messo tra parentesi e non chi lo prova. Tutti conoscono il fenomeno della violenza sulle donne, eppure i dati non cambiano, anzi diventano più allarmanti ogni anno che passa.
Il 25 novembre tutti si ricordano che una donna va rispettata e gli altri giorni dell’anno? Anche in parlamento si parla di un’evidente bisogno di educazione al rispetto, ma i fatti dove sono? Il nostro libro nasce come un grido disperato per dare un supporto a tutti coloro che abbiano bisogno di aiuto, a chi vuole difendersi, a chi vuole conoscere, a chi vuole aiutare qualcun altro. Non siano delle psicologhe, è vero, ma sappiamo quanto è forte “la parola” in un mondo dove nessuno si parla più.
Quindi abbiamo deciso di dare al nostro libro come un doppio abito: una parte informativa che illustra varie forme di violenza, come si manifestano, quali sono i segnali da considerare pericolosi, come prevenirla e a chi rivolgersi per farsi aiutare e una parte più legata alla nostra creatività, fatta di racconti e poesie dove il lettore può rispecchiarsi. Mettere il dolore tra parentesi e ritornare felici, si può e si deve fare, perché tutte le donne ne hanno il diritto.
UNA DONNA CHE SI PUO’ INFORMARE E’ UNA DONNA CHE SI PUO’ SALVARE