Federico Lattanzi ha conseguito una Laurea in Lettere presso la Terza Università degli Studi di Roma, una Specializzazione all’insegnamento per le attività di sostegno presso l’Università di Macerata, alla quale segue un’altra Specializzazione per le attività di sostegno presso l’Università di Cassino. Un Master Universitario in ambito psico-pedagogico dal titolo “Analisi e modificazione del comportamento, in ambito scolastico educativo e riabilitativo” presso l’Università LUMSA.
La carriera professionale nella scuola secondaria di primo grado inizia come docente di lettere, attualmente è docente specializzato e di ruolo per le attività di sostegno.
Blogger, scrive abitualmente sul proprio blog www.iopprendose.it e sulla pagina facebook “Io Apprendo Sé Educational” nelle quali propone temi legati alla pedagogia, apprendimento, didattica, crescita personale. Vive a Poggio Mirteto, insegna presso l’I.C. Fara Sabina in provincia di Rieti.
SINOSSI
Il titolo del lavoro è “Il Tao dell’apprendimento, dalle competenze ai talenti, l’eccellenza di sé. Un ambiente classe aperto e inclusivo, dove conoscere se stessi e realizzare i propri desideri”. E’ strutturato in quattro parti, nell’insieme descrive un viaggio attraverso la crescita culturale, personale e professionale dello studente in età evolutiva. Il desiderio è quello di accompagnare gli studenti nella crescita, mediante la strutturazione di abilità e competenze, necessarie a trovare la propria collocazione nella società. E allo stesso tempo fare un passo ulteriore, mettersi sulle tracce del proprio progetto di vita mettendo abilità e competenze al servizio delle proprie qualità innate, al servizio dei propri talenti, andando a realizzare i propri desideri, le proprie qualità dell’essere, diventando pienamente autentici.
Tale approccio descrive la mission del docente inclusivo, attento a portare in espansione il potenziale autentico, mediante la proposta di percorsi conoscitivi atti ad innescare il piacere della scoperta, il desiderio di conoscenza, opportunità di crescita.
La prima parte tratta l’ambiente di apprendimento, un ambiente classe aperto e inclusivo, flessibile e dinamico, luogo del rispecchiamento. Un ambiente in grado di accogliere tutti nelle rispettive diversità, in grado di rispondere alle esigenze di tutti e di ciascuno. Luogo capace di coniugare tradizione ed innovazione, di mettere in campo empatia e ascolto attivo, in grado di indirizzare ciascuno studente sulla strada della piena realizzazione di sé e del pieno sviluppo della persona umana. Luogo nel quale conoscersi e lasciarsi conoscere, dove sviluppare competenze disciplinare e soft skills (competenze trasversali) mediante l’utilizzo di metodologie didattiche innovative atte a promuovere apprendimenti significativi e partecipazione attiva. Luogo capace di considerare l’importanza delle tecnologie dell’informazione e della conoscenza, del pensiero digitale.
La seconda parte tratta nello specifico delle buone pratiche e buone prassi da mettere in campo al fine di creare le migliori condizioni affinché l’apprendimento significativo possa realizzarsi, affinché la crescita personale possa trovare terreno fertile. Metodologie e strumenti da utilizzare, atteggiamenti da assumere atti a risvegliare l’intelligenza. A partire dall’ICF (International Classification of functioning Disability and Health), approfondiremo cosa possiamo fare in classe, come possiamo declinare il nostro intervento didattico-educativo perfettamente calibrato sul profilo della nostra classe, quali strumenti mettere in campo. Osservazione sistemica, al fine di stilare un personale profilo dinamico funzionale di ogni alunno. Come conoscere e portare in espansione lo stile cognitivo di tutti e di ciascuno, conoscere e affinare lo stile d’apprendimento. Come rispettare i tempi della crescita personalizzando i percorsi di apprendimento. Chiuderemo con l’intelligenza emotiva, come chiave d’accesso ai propri desideri, ai propri bisogni, con la necessità di essere empatici, di restare aperti all’ambiente classe e soprattutto a se stessi.
La terza parte introduce il passaggio dalle competenze ai talenti, dall’eccellenza all’eccellenza di sé. Verrà approfondita la dimensione del talento, come scoprirlo, saggiarlo e vedere cosa accade, lavoro e fatica necessari a concretizzarlo. Il talento come “portatore sano di ordine e bellezza”, utilizzeremo la metafora dell’atleta, le palestre come luogo privilegiato del talento, nelle quali la pedagogia incontra le virtù dell’atleta. Saggeremo le conseguenze positive del talento nella vita di ciascuno. Parleremo di creatività e pensiero divergente. Tratteremo delle “virtù” necessarie a conoscersi e realizzare la propria vita attraverso il racconto delle storie di atleti straordinari. Presenteremo il mito di Er, introducendo l’aspetto della vocazione. Normalizzeremo alcuni aspetti, il talento deve esprimersi in armonia con gli altri ambiti della vita. Chiuderemo questa parte sottolineando l’importanza di realizzare i propri talenti, soddisfare i propri reali desideri, utilizzando abilità e competenze acquisite.
Chiuderemo (quarta parte) con la necessità di sognare la propria vita affinché possa realizzarsi, mediante il potere magico della “narrazione”. Lasciare agli studenti la possibilità di narrare la propria storia, rintracciando la dimensione dell’amore e dell’amor proprio. Creare le condizioni affinché la parte autentica possa manifestarsi e concretizzarsi.
Nelle conclusioni è presente un glossario delle parole maggiormente utilizzate. Non si tratta di etimologie, viene approfondito il significato che hanno assunto all’interno del lavoro.
Vorrei che questo lavoro, suggerisse bellezza, nella nostra vita, nella vita dei nostri studenti, troppo spesso la trascuriamo, perdendo contatto, smarrendola. Non esiste vita senza bellezza, senza meraviglia, scoperta, senza orizzonti. La bellezza mantiene aperti, consente quell’apertura del cuore qualsiasi cosa accada.
E’ impressionante quanto un rispecchiamento positivo possa agire profondamente nella vita delle persone, essere riconosciuti nella propria essenza, in quelle tre quattro cose assolutamente uniche, e quanto questo possa creare fiducia, muovere la motivazione, consentire di trovare direzionalità nella vita, e soprattutto bellezza, la nostra.
Dunque partiremo dal conosciuto, dalla dimensione culturale, un ambiente classe accogliente confortevole ed inclusivo, nel percorso vorrei proporre qualcos’altro meno conosciuto, desueto, fino ad arrivare al non conosciuto. Dal mistero scaturiscono innovazione, nuove prassi, nuova scienza, l’umanità trasgredisce e oltrepassa la soglia del conosciuto aprendo nuovi orizzonti. E’ l’evoluzione, i sapiens compiono questo cammino da migliaia di anni, trattenendo le migliori conoscenze e lasciando andare il resto, è meraviglioso.
Partiamo dall’aspetto culturale, dalla strutturazione delle abilità e delle competenze declinate nei diversi contesti ambientali, luoghi nei quali prendono vita, nei quali si misurano con il principio di realtà, con le richieste della società. Luoghi nei quali andare a scoprire le proprie risorse, costruire relazioni significative, conoscersi. Luoghi del rispecchiamento, il rispecchiamento consente di introiettare modelli positivi, misurarsi con le proprie zone d’ombra, integrare le diverse parti del sé. La scuola non costituisce setting terapeutico, tuttavia possiamo proporre attività prossime e vedere cosa accade, mettere in campo metodologie e strumenti attenti al pieno sviluppo della persona. Proporre ambienti sereni ed inclusivi, funzionali alla crescita dei nostri studenti. Parliamo di dinamiche positive verso le quali tendere, parliamo di perfettibilità, di crescere attraverso l’esperienza, l’esperienza di sé e dell’ambiente.
Abilità strumentali di base (lettura, scrittura e calcolo), abilità sociali, intelligenza emotiva, costituiscono la terra ferma sulla quale andare a strutturare competenze umane e professionali utilizzabili nei diversi contesti, la vita è lunga bisogna conoscersi e sapersi orientare. E qui siamo all’inizio. Si tratta di strumenti utili a conoscere le proprie attitudini, le proprie inclinazioni. E’ cultura al servizio dei propri progetti, della propria natura autentica, in sostanza dei propri talenti, e qui siamo nel pieno. E quando nel migliori dei casi abbiamo preso contatto con la parte autentica, tutto si approfondisce, come nelle migliori relazioni. Ho visto studenti contattare il proprio potenziale ed esserne trasformati, a piccoli passi, le esperienze ottimali hanno un riverbero molto potente, agiscono ora e nel tempo, o agiranno un giorno, lontano dalle nostre lezioni. Non è importante, si tratta di processi, di costruire opportunità, di offrire l’accesso alle migliori parti di sé. Dalle competenze ai talenti, l’eccellenza di sé.