Il 27 dicembre 1922, nasceva a Rieti Don Giovanni Olivieri. Sacerdote diocesano, ordinato dal Vescovo Benigno Luciano Migliorini nel 1947, Vice Rettore del Seminario vescovile, Don Giovanni fu apprezzato docente di Italiano e Latino all’Istituto Magistrale, al Liceo Classico Varrone e Scientifico Jucci di Rieti.
Resse anche da Parroco le comunità di Torano di Borgorose, Villa Reatina a Rieti, Monte San Giovanni in Sabina e Amatrice. Da ultimo, la Parrocchia di San Giuseppe Artigiano nella Piana reatina.
Don Giovanni Olivieri è stato il cantore di Rieti, della sua terra che amò con un sentimento tutto personale, indagando usi, costumi e perfino le recondite pieghe dell’animo umano, accompagnando con intelligente ironia i suoi versi vernacolari ma anche in lingua.
Da Raparu a Lu Zannu, da Lu Tinozzaru a Lu Rattu dde le Sabine, da Lu Tempu se ‘nfua a Lu Scaffale a Lu tempu de lo mète, non ci fu aspetto della reatinità che Don Giovanni non scandagliasse, come fosse un usignolo appollaiato sul ramo della vita che scorreva sotto ai suoi occhi per poi cantarne pregi e difetti. Nè si può omettere la sua collaborazione, con lo pseudonimo di Bastianu, al giornale diocesano Frontiera.
Si cimentò anche con la lingua italiana con la raccolta “Questo vento” e le tante traduzioni di canti della Commedia ed altri classici, in vernacolo o in greco o in latino. Insomma una personalità poliedrica e, soprattutto, un raffinatissimo esponente di quel vernacolo che Loreto Mattei aveva legittimato come lingua di un intero popolo e Pier Luigi Mariani reso oltremodo familiare, portandolo sul palcoscenico del Flavio Vespasiano.
Don Giovanni Olivieri se ne andò nel giorno di Santa Lucia del 1989: aveva perfino scritto l’Epitaffio per il suo monumento funebre, quasi volesse continuare a poetare in quel luogo di riflessione.
La Città di Rieti gli ha intitolato l’ex Via Velinia, oggi Lungovelino Don Giovanni Olivieri, sulla sponda sinistra di quel fiume che molto spesso aveva cantato a modo suo.
A cura di Fabrizio Tomassoni