Questa notevole, annosa fatica di Enrico Pasquali, novantenne di rara lucidità, mai dimentico della comunità di origine – benché viva da decenni in un’area linguistica non lontanissima, ma comunque assai diversa l’Abbruzzo adriatico teramano -, mostra immediatamente almeno tre caratteristiche degne di nota:
A) L’altissimo numero di voci, centinaia e centinaia, in grado quindi di allineare il dizionario alle opero lessicografiche più note e apprezzate (non solo per quanto riguarda la lessicografia dialettale).
B) La precisione nella trascrizione, che rende il dialetto chiaramente leggibile, mettendo però al tempo stesso il lettore in grado di ricostruire senza difficoltà la effettiva pronuncia dello stesso; è il caso, per esempio, della distinzione tra la e e la o aperte e chiuse, segnando rispettivamente con un accento grave e uno acuto (porcèlla vs. porchétta, raccòje ‘raccoglie’ vs. raccònta) ma anche della frequente notazione del raddoppiamento sintattico, ciò la capacità di alcune parole monosillabe e bisillabe, di allungare, cioè, meno precisamente, “raddoppiare” la consonante iniziale della parole successiva (lo mustu pe llo vino ‘il mosto per il vino’. che tte mitti! ‘che ti metti’ ecc.)
C) I numerosi e lunghi esempi che corredano ogni singola voce; non frasi inventate a tavolino, ma ripescate direttamente dai ricordi, a formare un vero e proprio spaccato della vita del paese, di ieri, ma non di rado anche di oggi.
Lu Burghittu sta a llu piànu
e soménta tre vàchi ‘e rànu,
se non fusse pe’ li frùtti
se sariano mòrti tutti!
(Proverbio di Borghetto)
Borghetto è situato in pianura
e semina tre chicchi di grano,
ma l’abbondanza dei suoi frutteti,
ne ha impedito la scomparsa!
Borgo Velino, denominato fino al 1863 Borghetto, è un paese antico, situato in un punto strategico del percorso della via Salaria, prima delle gole del fiume Velino. Dal 1927 appartiene alla provincia laziale di Rieti ma fu per molti secoli un centro dell’Abbruzzo ulteriore II (aquilano) parte del Regno di Napoli.