Istituita agli inizi del XIV secolo dai Domenicani la confraternita di San Pietro Martire, che accoglieva i mercanti del sestiere di Porta Cintia de suptus, fu dapprima confraternita d’altare con sede presso la chiesa di San Domenico, dotandosi già nel 1326 di una cappella propria, così come documenta la piccola epigrafe dall’elegante scrittura lapidaria gotica rimurata all’esterno della sagrestia:
IN NOMINE DNI AMEN DNI M CCC XX VI INDIC. VIII
TRE DNI IOHIS PP. XXII
MENSE MAIU FUIT FACTA HEC
CAPPELLE FRATERNITATIS
DE ORDINE M. DO. PULI ET PRIORUM DE REATE
Nel corso del XV secolo, quando il complesso conventuale dell’Ordine dei Predicatori raggiunse le dimensioni attuali collegando con un secondo chiostro i suoi diversi corpi di fabbrica, i mercanti chiesero ed ottennero che l’ampio spazio adiacente all’aula capitolare fosse messo a disposizione della confraternita.
Nel 1552 Giovanni Bernardino Sanizi conferì a Bartolomeo Torresani l’incarico di realizzare a proprie spese un dipinto parietale dedicato al Santo. Il risultato fu molto apprezzato dai confratelli, che stabilirono di proseguire nel progetto di decorazione dell’oratorio. La trattativa con Torresani si concluse con l’incarico di dipingere la parete di fondo, la volta a crociera e le due pareti laterali per un compenso di 400 scudi. Bartolomeo Torresani coinvolse nell’impegnativo progetto il fratello Lorenzo ed i figli di questi, Alessandro e Pierfrancesco.
Il lavoro fu completato in due anni, con piena soddisfazione dei committenti.
Nel 1574, il Visitatore Apostolico monsignor Pietro Camaiani censurò il Giudizio Universale imponendone la distruzione a causa dei nudi considerati osceni.
I Domenicani intervennero a favore della confraternita, proponendo ai mercanti la permuta dell’oratorio con la vicina chiesa cistercense di San Matteo ad Ysclam, che possedevano in qualità di commendatari dell’abbazia di San Pastore ai margini della piana reatina.
I confratelli riadattarono alla nuova sede il portale in travertino eseguito agli inizi del XVI secolo dai maestri lombardi Giacomo da Locarno e Stefano da Como. La chiesa fu riallestita a cura della confraternita dei mercanti assumendo il titolo di San Pietro Martire. Collaborarono al riassetto i pittori Ascanio e Vincenzo Manenti, il maestro ebanista Andrea Masini, lo stuccatore Ludovico Gonnetti. A cura di Ileana Tozzi
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