L’8 aprile 1885 nasceva a Belmonte in Sabina, un piccolo paese vicino a Rieti, Celestino Rosatelli, che diventò uno dei maggiori progettisti aeronautici, che operò in un periodo in cui l’Italia s’imponeva all’attenzione mondiale con imprese aeronautiche esaltate da tutti, ma contrassegnato da grandi lotte sociali, dalla nascita e dalla fine del Fascismo, da guerre che procurarono morte e grandi sofferenze.
Attraverso le testimonianze orali raccolte tra i “vecchi” del paese, gli alunni della Scuola Elementare di Belmonte hanno così ricostruito l’infanzia di Celestino: “… un bambino precoce, vivace, un po’ strambo. A scuola sapeva fare più di conto che scrivere in buono italiano. Spesso sostituiva il fratello Giuseppe, di tre anni maggiore, nel pascolo dello sparuto gregge erano le ore più felici della sua giovinezza Celestino fu sorpreso più volte a schizzare sui muri appena calcinati, strani uccelli più naif che stilizzati…”.
Celestino Rosatelli frequentò le scuole elementari a Rieti passando, successivamente, all’Istituto Tecnico, grazie ad una borsa di studio concessagli dal Comune di Belmonte ed alla vendita di un terreno del padre che non gli avrebbe in ogni caso consentito di completare gli studi se egli, utilizzando le sue capacità matematiche, non avesse dato ripetizioni. Tutto questo gli permise di frequentare la Regia Scuola d’Ingegneria di Roma dove, nell’ottobre 1910, si laureò in Ingegneria Civile con il massimo dei voti.
L’anno seguente, frequentò un corso di Teoria e Costruzioni dei Dirigibili presso la Scuola di Costruzioni Aeronautiche, annessa al Battaglione Specialisti del Genio di Roma e, contemporaneamente, divenne Assistente di ruolo in Meccanica applicata alle costruzioni, presso la cattedra del prof. Ceradini all’Università di Roma.
Le lezioni tenute da Rosatelli sulla tecnica di realizzazioni dei ponti sospesi, erano molto seguite dagli studenti per le novità progettuali che egli esprimeva; alcuni anni più tardi confiderà ad un amico: “Il più grande errore della mia vita fu di fare il progettista di aerei; se avessi continuato a fare dei ponti come facevo, ci sarebbe ancora un bel ponte fra cento o duecento anni e la gente si ricorderebbe di me. Invece a progettare aerei sarò dimenticato”.
Non fu buon profeta perché ancora oggi nel mondo del volo egli è ricordato come uno dei maggiori progettisti del suo tempo Entrato nell’Esercito nel 1915 è destinato alla Direzione Tecnica dell’Aeronautica Militare, dove entra in contatto con Savoia e Verduzio e partecipa alla stesura grafica dei progetti dello SVA (Savoia – Verduzio – Ansaldo); con questo aereo – un caccia veloce – furono compiute famose imprese quali: il volo su Vienna di D’Annunzio e il raid Roma-Tokio di Ferrarin e Masiero nel 1920.
La fama di progettista di Rosatelli cominciò a porsi all’attenzione delle industrie aeronautiche italiane; il senato Agnelli chiese allo Stato Maggiore di assegnare Rosatelli alla Direzione Tecnica dell’ufficio progetti della FIAT aeronautica; nacque così, nel 1918, una sincera amicizia e un sodalizio fra questi due personaggi che consentì di realizzare aerei rimasti nella storia dell’Aviazione.
Rosatelli, dopo aver assunto la Direzione dell’ufficio, aprì la serie deivelivoli da lui progettati con il ricognitore R2 e con il bombardiere Bd, realizzato poi in serie con la sigla BR (bombardiere Rosatelli). L’aereo, un biplano.biposto da bombardamento equipaggiato con un motore FIAT A.14, si mise subito in evidenza per l’arditezza della progettazione e per le soluzioni tecniche adottate; su di un BR il pilota collaudatore Brak Papa, con tre passeggeri a bordo, il 21 maggio 1919 stabilì il primato di quota raggiungendo i 7.250 m. e successivamente conquistò il primato mondiale di velocità con passeggero, volando alla velocità di 270 Km/h.
Quest’ultimo primato, però, non poté essere omologato per il fermo dell’attività della F.A.I. (Federation Aeronautique Internationale); la delusione per la mancata omologazione venne ben presto superata con le vittorie ottenute nel 1921 e nel 1922 nelle gare di velocità organizzate dai francesi a Nizza, dove i BR s’imposero persino sui..più leggeri caccia.
Del BR vi furono successive serie (BR 1,2 e 3) che rimasero in linea sino alla vigilia della seconda guerra mondiale. In quegli anni la conquista di primati, le grandi trasvolate, erano quanto di più un pilota potesse aspirare e, in questa ottica, si muovevano le industrie aeronautiche; per poter partecipare al premio di 10.000 sterline messo in palio dal quotidiano inglese Daily Mail, che sarebbe andato al pilota che per primo avesse effettuata la traversata aerea tra l’Inghilterra e gli Stati Uniti, Rosatelli progettò e costruì l’ARF (Atlantico Rosatelli-FIAT), un biplano biposto con una autonomia di volo di circa 2° ore; l’aereo, purtroppo, fu pronto dopo che i piloti inglesi Brown e Alcok si erano aggiudicati il ricco premio.
È lungo l’elenco degli aerei progettati da Rosatelli: alla fine del 1920 realizza l’R 70, un imponente biplano da corsa con il quale, nel 1921, nel corso della Coppa Deutsch de la Meurthe, venne stabilito il record di 298 Km/h sui 100 Km; dal 1923 al 1942, Rosatelli progettò e realizzò una quarantina di tipi di aerei mentre altri 11, benché progettati, non giunsero al collaudo finale o non furono mai costruiti.
Mussolini si era reso subito conto che le imprese aeronautiche rappresentavano per il regime un importante veicolo di propaganda; nel 1929, con la nomina di Italo Balbo a Sottosegretario dell’Aeronautica, si aprì l’era delle grandi trasvolate collettive che tanto lustro dettero all’Italia.
All’interno del quadro tracciato dal regime, s’inserì la realizzazione del CR 20, un biplano monomotore da caccia, progettato da Rosatelli, che abbandonò la struttura in legno per quella metallica; le alte prestazioni di questo aereo consentirono di far nascere anche in Italia la Pattuglia Acrobatica, comandata dal colonnello pilota Rino Corso Fougier, per le ardite figure eseguite divenne ben presto un modello da copiare da parte dei piloti acrobatici delle altre nazioni, che diversi anni dopo faranno scrivere: “… se una costante dei ricordi del CR 20 è la pericolosità tuttavia le immagini anche fotografiche che ci sono rimaste delle sue formazioni acrobatiche riportano ancora, oltre la nostalgia, l’ammirazione…”.
Nei primi anni ’30 gli aerei progettati da Rosatelli, in particolare i monoplani da turismo TR 1, AS 1 e AS 2, conquistarono numerosi primati; nel 1935 i CR 20 bis, benché superati, furono gli unici caccia impiegati nella guerra in Abissinia e l’anno dopo, 405 CR 32 e BR 20 parteciparono alla guerra di Spagna.
Della flotta aerea italiana, in linea all’inizio del secondo conflitto mondiale, i caccia erano in prevalenza CR 42 “… il contrasto tecnologico che la RAF ebbe con la Regia Aeronautica non presentò dunque, per la prima, particolari difficoltà, considerando che sino a tutto il 1942 a fronteggiare gli Hurricane e i Curtis P 40, l’Aeronautica italiana contrappose i modesti caccia FIAT G 50 e CR 42 e l’MC 200, dotati tutti di velocità inferiore, insufficiente armamento, inadeguato equipaggiamento tecnico e radioelettrico…”,. così scriveva il reatino Giulio Cesare Costanzi, un altro pilastro dell’Aeronautica Italiana, sulla Rivista Aeronautica n.3 del 1959.
Il CR 42 si prodigò in impari duelli aerei durante la seconda guerra mondiale ma questo non impedì alla FIAT di cessare la produzione di questo tipo di aereo in quanto i biplani erano ormai largamente superati. Celestino Rosatelli non assistette al definitivo declino dei suoi biplani perché il 23 settembre 1945, a guerra appena ultimata, cessò improvvisamente di vivere.
A cura di Nicola Ravaioli
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