Leoni non era reatino di nascita, ma giunse a Rieti dalla natìa Gualdo Tadino al seguito del padre. Lavorò da subito in un’officina meccanica e a scoprirne le doti di ciclista (era un passista veloce ma con un micidiale spunto in volata) fu Luigi Padronetti, benemerito fondatore della Sportiva Rieti (e nel successivo 1946 anche della Polisportiva MAG Sebastiani).
Dopo aver spadroneggiato in molte corse regionali, Leoni, allora ventenne, fu convocato nella nazionale dilettanti per la spedizione in Danimarca, ma non godeva dei favori dei pronostici della vigilia. Quel martedì 24 agosto 1937, Padronetti lo seguì sull’ammiraglia italiana, guidandolo alla vittoria, che Adolfo Leoni si prese con una sontuosa volata di quasi ottocento metri, lasciandosi alle proprie spalle l’idolo di casa Frode Sorensen e il tedesco Fritz Scheller.
La notizia della vittoria mondiale di Leoni, grazie alla radio dell’Eiar, fece subito il giro della città e centinaia di reatini si radunarono in piazza del Comune per inneggiare al corridore di casa.
Adolfo Leoni passò nel 1938 professionista, vestendo le maglie gloriose di Bianchi, Legnano, Alcyon, Tebro e Girardengo. Si ritirò dall’attività agonistica nel 1951 con un palmarès di tutto rispetto: diciassette tappe vinte al Giro d’Italia (indimenticata la vittoriosa Chianciano-Rieti del 1938 in volata davanti a Macchi e Generati) con un quarto posto nel 1949, dopo aver vestito la maglia rosa per otto giorni.
Fu anche specialista delle classiche, affermandosi, per lo più in volata, nel campionato italiano del 1941, Milano-Sanremo nel 1942, Coppa Bernocchi e Giro del Veneto nel 1939, Giro del Lazio nel 1941, Tre Valli Varesine nel 1945, Sassari-Cagliari nel 1948, Giro dell’Emilia nel 1942 e del 1946 ed il Giro del Piemonte nel 1949. Vinse anche la tappa Metz-Liegi al Tour de France 1950 mentre l’ultima affermazione di prestigio internazionale fu la Bologna-Brescia al Giro d’Italia del 1951.
Seguì successivamente la carriera della moglie Maria Luisa Cioni, ottimo soprano lirico, alternandosi nella gestione di un negozio di articoli per ciclisti a Milano. La morte lo colse a Massa il 19 ottobre 1970, a soli cinquantatre anni, stroncato da un infarto.
Rieti gli ha intitolato il piazzale cittadino dove sono ubicati il PalaCordoni e lo Stadio di Atletica Guidobaldi e il monumento bronzeo di Dino Morsani che ne ricorda la figura. A Luigi Padronetti (suo scopritore e mentore fino all’ultimo), infine, è stata dedicata la via che dal Bocciodromo di largo Floridi conduce al PalaMalfatti.
A cura di Fabrizio Tomassoni
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