Dal 1198, quando Rieti si era ormai dotata di uno Statuto ed era entrata nell’orbita temporale della Chiesa, papa Innocenzo III aveva stabilito che la città ai confini del Regno di Napoli fosse meta del circuito itinerante della curia pontificia.
Alla morte di Innocenzo III il cardinale Cencio Savelli salì sul soglio pontificio con il nome di Onorio III, che fu a lungo a Rieti nel 1219, nel 1225 quando il 9 settembre consacrò la cattedrale, ricostruita e fundamentis sul sito della basilica paleocristiana, nel 1226 quando emanò da qui la bolla di approvazione delle Regole dell’Ordine Carmelitano.
La frequentazione della Curia pontificia a Rieti fu determinante per l’approvazione della Regula dettata da Francesco d’Assisi grazie all’ispirazione divina a cui non mancarono i suggerimenti del cardinale Ugolino dei conti di Segni.
Succeduto ad Onorio III nel 1227, il cardinale Ostiense con il nome di Gregorio IX tornò a lungo a Rieti nel 1228, nel 1231, nel 1232, nel 1234, nel 1236.
Nel 1232 vi ricevette Giovanni da Brienne Re di Gerusalemme; nel 1234 vi ricevette in un delicato incontro diplomatico Federico II accompagnato dal figlio Corrado.
Ancora tra il 29 giugno e il 3 luglio 1234 papa Gregorio IX canonizzò San Domenico di Guzman.
Nel 1283 il vescovo Pietro Gerra promosse l’erezione del palazzo papale costruito dall’architetto lombardo Andrea magister. I
l palazzo, dalle dimensioni in pianta di m. 46 lungo l’asse est-ovest, n. 14 lungo l’asse nord-sud, era costituito da due piani, l’inferiore voltato su sei piloni quadrangolari, il superiore coperto da travi alla francescana culminante con la loggia delle benedizioni aperta sul sagrato orientale della cattedrale, inaugurato già cinque anni più tardi da Niccolò IV, già Generale dell’Ordine dei Minori, che a Rieti il 29 maggio 1289 incoronò Carlo II d’Angiò re di Sicilia e Gerusalemme.
Durante il 1298 risiedé a lungo a Rieti Bonifacio VIII, il cardinale Benedetto Caetani. Nel novembre di quell’anno, quando la città fu colpita da un devastante terremoto, papa Bonifacio VIII volle compiere un importante intervento urbanistico facendo rinsaldare la mole del palazzo mediante l’erezione di un arco a doppia crociera che reca nei pilastri le sue insegne. Bonifacio VIII fu l’ultimo pontefice ad incarnare e difendere strenuamente l’idea universalistica della plenitudo potestatis di una Chiesa sovrana, svincolata da ogni subordinazione ai rappresentanti del potere civile.
Nel corso del XVI secolo, si provvide a costruire una serie di ambienti dedicati a congiungere l’antica casa/torre affacciata lungo la pennina dei preti con il palazzo papale costruito tra il 1283 e il 1288 dall’architetto Andrea magister e consolidato nel 1299 con l’arco a doppia volta voluto da Bonifacio VIII.
Il vescovo Mario Aligeri Colonna fece ampliare le finestre della sala delle udienze aprendo le sette monofore ad ogiva e costruire l’elegante porta di accesso alle stanze d’infilata progettate per il raccordo con l’episcopio. Dopo il 1584 fu realizzato dal vescovo Giulio Cesare Segni il monumentale scalone che dava accesso alla loggia delle benedizioni, demolito negli anni Trenta del XX secolo.
Successivamente, portata a termine la costruzione delle stanze di raccordo tra l’episcopio e il palazzo dei papi, il cardinale di Bagno ne commissionò la decorazione a Vincenzo Manenti. Le cinque stanze d’infilata tra il vescovado e il palazzo papale furono eseguite con la tecnica a tempera messa a punto dalla bottega Manenti ricorrendo al repertorio usato per la Nascita di Maria, l’Annunciazione, la Fuga in Egitto accanto a soggetti ispirati alla storia della Chiesa locale, la Morte di San Probo documentata dai Dialogi di San Gregorio Magno e le monumentali figure monocrome di Santa Barbara, Santa Giuliana, San Balduino e Santo Stefano da Rieti, impostate sulla gamma limpida e trasparente di un raffinato paesaggio lacustre. A cura di Ileana Tozzi.