“Con l’arrivo della primavera torna il desiderio di riprendere a camminare ed esplorare il bel Paese che, in ogni angolo, offre generosamente tracce di memoria e storie spesso inedite e sconosciute. Viaggiare a piedi permette di scoprire con lentezza il territorio e fermarsi ad ascoltare tante voci minori che hanno fatto la storia dell’Italia.
Per questo la Compagnia dei Cammini propone per la primavera cammini inediti e itinerari poco noti che raccontano un’Italia inascoltata ma coraggiosa come quella delle terre dell’Appennino che si sta ricostruendo, del Carso terra di confine in mix di culture ma anche testimone delle grandi guerre, il Sulcis minerario e la sua comunità, la Calabria dell’accoglienza con il suo borgo di Riace. Dal 3 al 7 aprile si parte quindi con La Compagnia dei Cammini per un cammino sulle tracce della storia nella terra del Carso in Friuli, luogo di confine dal fascino aspro e dolce ma anche di memoria per i campi profughi degli istriani, le foibe, le trincee e i bunker della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. Il percorso di medio livello parte dalla piccola Duino per andare verso Trieste, passando per il Sentiero Rilke, una terrazza fantastica a picco sul mare dove il poeta boemo compose le sue Elegie. Si arriverà al Mitreo e le mitiche risorgive del Fiume Timavo, il misterioso corso d’acqua che si inabissa presso le Grotte di san Canziano, in Slovenia, e scorre sotto terra per circa 40 km prima di riemergere a pochi passi dal Mar Adriatico.
Da lì, con la testa nella Mitteleuropa e la pancia nei Balcani, ci si addentra nell’altipiano, incontrando monti che non sono monti, lande rigogliose e desolate, boscaglie di roverelle, ornielli e carpini neri, pini neri che parlano dell’Impero austro-ungarico, montagne rovesciate (le cosiddette “doline”), inghiottitoi, grotte misteriose (tra cui la Grotta Gigante, la più grande cavità visitabile al mondo), trincee, bunker e antichi campi profughi. Si prosegue dunque nella riserva naturale della Val Rosandra, luogo incantato in cui scorre l’unico corso d’acqua superficiale di tutto il Carso, e dove fece le sue prime arrampicate il grande Emilio Comici. Infine si arriva dolcemente verso Trieste, porta tra Est e Ovest, per salutarci in cima al Molo Audace, l’antico molo caro a Umberto Saba da cui ammirare piazza Unità, il Borgo Teresiano, il Carso, l’Adriatico.
Non un trekking ma un cammino: un’esplorazione lenta, pensosa e gioiosa di un territorio che in un fazzoletto di poca terra ma di tante lingue, culture, gastronomie e storie che racconta leggende, memorie da preservare, particolarità naturalistiche, bellezze inconsuete, complessità, genti che parlano più lingue e hanno vissuto sotto più bandiere, genti schive e soprattutto accoglienti. Nello stesso periodo in Calabria dal 7 al 13 aprile c’è un altro cammino civile della Compagnia dei Cammini tra i borghi dell’accoglienza, da Gerace a Riace. L’itinerario passa per i paesi di Gioiosa Jonica, Pazzano e Stilo, il percorso sfiora il Parco naturale regionale delle Serre e le ampie fiumare che squarciano le vallate.
Paesaggi meravigliosi arricchiti dai colori della macchia mediterranea dove il Mar Jonio, a pochi chilometri di distanza, sarà compagno di avventure. Un percorso che, oltre alle meraviglie naturalistiche e storiche, narra la storia di splendida gente che ogni giorno vive al passo del prossimo in questa terra dalle mille risorse. Tappa finale del cammino è, infatti, Riace con il suo timoniere Mimmo Lucano che ha fatto di un paese in stato di spopolamento un modello di accoglienza da seguire in tutto il mondo. Terra d’Oriente in Occidente, la Calabria ospitò un crocevia di popoli venuti dal mare, greci e romani, bizantini, normanni e, tuttora, continua a farlo. Forse “l’accoglienza” è congenita a questa terra, viene trasmessa ai suoi abitanti che da secoli custodiscono le testimonianze antropiche e architettoniche di questi popoli come la splendida cattedrale di Gerace, la preziosa Cattolica di Stilo e gli eremi, come quello di Sant’Ilarione oggi dimora dall’eremita ospitale Frédéric Vermorel.
Ci sono poi i borghi che, come navi appoggiate su promontori, dominano i punti strategici nell’entroterra e che oggi offrono ospitalità a chi ne ha necessità E ancora un cammino nella storia più recente con il Cammino nelle Terre Mutate dall’11 al 17 maggio che attraversa la colonna portante dell’Italia: gli Appennini. Un percorso nato dall’intento di chi ha provato a far qualcosa per i luoghi dell’Italia centrale che hanno vissuto il terremoto da Fabriano e Norcia. Il camminare ha unito le persone e pian piano si è formata una comunità che è cresciuta fino alla realizzazione di questo cammino, appunto di comunità.
Tanta bellezza è stata perduta in pochi secondi, ma tanta ne è nata nei mesi e negli anni successivi, da cercare nelle storie di resistenza di giovani e vecchi caparbi e appassionati. Proprio questa bellezza è al centro del cammino che si percorre, nella prima parte, in sei tappe per dare voce chi quei luoghi non li ha mai abbandonati o è tornato nei momenti più difficili per ricostruire: la quiete della campagna marchigiana, la meravigliosa Camerino con arte e cultura ma ancora in gran parte zona rossa; l’arrivo a Fiastra con il suo lago dai colori sempre mutevoli, l’ingresso del Parco nazionale dei Monti Sibillini; le tappe di montagna planando sul lunare altopiano di Macereto e il suo Santuario, meta da sempre di pellegrinaggi; i piccoli borghi di Ussita e Visso, distrutti ma capaci di esprimere una voglia di rialzarsi ammirevole; e Campi e le altre piccole frazioni di Norcia colpite enormemente, dove trovare altrettanta spinta e voglia di rinascita. Paesi d’Appennino che sono l’anima d’Italia, dove tradizioni e cultura contadina appartengono a ciò che siamo. Da un lato abbiamo le macerie, dall’altro la bellezza.
Per finire dal 18 al 25 maggio con la Compagnia dei Cammini un altro percorso storico, quello del Cammino dei Briganti, da compiere in una versione inclusiva che riunisce insieme camminatori ciechi e persone senza difficoltà sensoriali che vogliano condividere le risorse che ognuno ha da offrire.
L’itinerario tra Lazio e Abruzzo, adatto a tutti, ripercorre le antiche strade dei briganti che lottavano contro l’invasione dei sabaudi, i nuovi padroni arrivati dal Nord che avevano decuplicato le tasse a persone che già soffrivano la fame e imposto l’obbligo della leva a persone che non potevano affrancarsi dal bisogno di lavorare la terra. Una storia di “margine”, rispetto all’unificazione dell’Italia perseguita oltre un secolo e mezzo fa, adesso in fase di riscoperta, così come i piccolissimi borghi che si attraversano. Si parte dal comune aquilano di Sante Marie verso il paese di Santo Stefano per poi attraversare il confine tra la Marsica occidentale e il Cicolano.
Da Nesce si arriva al suggestivo borgo di Cartore, un tempo base dell’omonima banda di briganti, con un’escursione al Lago della Duchessa (1.788 m), incastonato in una delle più belle cornici dell’Appennino centrale, all’interno della Riserva omonima. Si continua il cammino attraversando nuovamente il confine tra il Cicolano e la Marsica per giungere a Rosciolo, a Scurcola e chiudere il nostro cerchio a Sante Marie. Nei piccoli villaggi si incontra l’accoglienza delle poche persone con l’opportunità di un incontro intenso e autentico con queste terre”. Compagnia dei Cammini