Oreste di Fazio, caduto sotto il piombo tedesco il 17 luglio 1944 sul fiume Musone nei pressi di Filottrano (AN).
Oreste Di Fazio, insieme con Bruno Vaccarezza, Pierino Mitrotti, Gino Martini, i Fratelli Sebastiani, è uno dei tanti martiri reatini caduti in giovane età per combattere, seppure in maniera e condizione diverse, per la libertà della nostra Patria, allora occupata dai nazifascisti.
Oreste Di Fazio era nato a Rieti il 7 settembre 1922 e apparteneva a una famiglia che lo indirizzò fin da subito verso il rispetto delle istituzioni e al rigore della propria formazione: non a caso, quando fu chiamato alle armi era brillante studente di Economia e Commercio. Allievo ufficiale di complemento del 68°Reggimento di Fanteria, fece parte, fin dalla sua creazione, del 1°Raggruppamento Motorizzato del sud Italia (che combatté nel dicembre 1943 nella zona del Monte Lungo per cercare di scardinare la cd Linea Gustav, creata dai tedeschi nel cassinate) e poi del Corpo Italiano di Liberazione dall’aprile 1944, al fianco di britannici, neozelandesi, sudafricani e polacchi.
Tornato in licenza a Rieti, Oreste Di Fazio non rimase, però, ad attendere la conclusione della guerra di liberazione e, dopo la partenza dei tedeschi da Rieti il 13 giugno 1944, rivestì subito la divisa per portarsi verso Ancona, dove infuriava la battaglia contro l’invasore.
Cadde sotto il piombo del nemico il 17 luglio 1944 sul fiume Musone, nei pressi di Filottrano, dopo aver mostrato fieramente tutto l’orgoglio di cittadino, difensore del suolo patrio.
La sua morte lasciò sgomenta Rieti e, grazie anche alla limpida quanto strenua testimonianza dell’amata sorella, Antonia, la novella Repubblica Italiana (in particolare il presidente Luigi Einaudi) allontanò ogni traccia di un incombente oblìo della memoria, riconoscendo i meriti indiscussi del martirio di Oreste Di Fazio, nella certezza che egli non volle sottrarsi agli eventi, mirando soltanto a concorrere al riscatto dell’onore dell’Italia occupata.
Gli fu, così, prima concessa la Laurea in Economia e Commercio ‘ad honorem’, poi la Medaglia d’Argento al Valor Militare ‘alla memoria’ con questa motivazione: «Comandante di una pattuglia esploratori, rinunciava alla licenza concessagli per partecipare ad un’operazione col suo reparto. Nel corso di un attacco ad una munitissima posizione tedesca, in testa alla pattuglia, rimaneva gravemente ferito al torace da una raffica avversaria. Rifiutato ogni soccorso, persisteva ad appoggiare col fuoco l’azione dei suoi uomini fino a quando cadeva esanime. Già distintosi in precedenti azioni di guerra per capacità e sprezzo del pericolo – Fiume Musone 17 luglio 1944».
Successivamente la Città di Rieti volle intitolargli la via principale di quel popolare quartiere di Villa Reatina, ove già esistevano alcune vie dedicate ai martiri della Resistenza e del Risorgimento italiano.
Ai giovani reatini di oggi, come di allora, il giovane martire Oreste Di Fazio lascia un prezioso esempio di fedeltà alle istituzioni in un contesto di vita e di stile coerenti con il gesto estremo. In un ultimo appunto, ritrovato nel suo zaino e consegnato alla sorella dopo la morte, scriveva infatti: «Sono al fronte, luogo dove il rombo dei cannoni e il canto delle mitraglie sconvolgono l’ordine del creato, ma tutto ciò nulla può sul mio animo: sono tranquillo e l’anima è serena. Sono partito volontario per amore della libertà ma, soprattutto, per l’affetto che mi lega a voi tutti. Potevo io restare inattivo mentre ero certo che voi soffrivate per tutte le avversità di quest’epoca dolorosa? Ripugnava al mio carattere ed eccomi, pertanto, qui…». A cura di Fabrizio Tomassoni.